Lavorava, aveva lavorato, come Designer e Decoratore di Inferni per una ditta tedesca di medie dimensioni, specializzata in concetti di nicchia e preziosi dettagli “per gli Adi più esclusivi e sofisticati”, recitava lo slogan.
Il concetto stesso di nicchia è di suo infernale. Continue reading “XIII”
XI
Un albero, e senza fare alcun rumore, mi era esploso quasi in faccia… a una ventina di metri, dai! Come un fuoco d’artificio, i rami partivano dal centro e si estendevano per metri, poi un altro albero e poi tanti, tutti di colori diversi, come in autunno. Il giallo era quasi accecante, tanto era vivido e illuminato, ma c’era una tale parata di tinte, verdi chiari, rossi accesissimi, stagliati sul cielo di smalto pomeridiano azzurro al primo giorno di freddo, che rimasi imbambolato fino che non fece scuro. Continue reading “XI”
IX
Dopo l’invenzione del telescopio, l’Imperatore, preoccupato che le sue novelle -e francamente rivelatesi sorprendentemente vaste- dimensioni potessero provocare grave detrimento al benessere mentale dei suoi sudditi e spaventarli, decise, a mezzo di un editto, di tagliare a metà l’Universo e proibì che si guardasse ad est. Continue reading “IX”
VI
Cambiai idea. A pensarci bene, tutte quelle morti, tutte le disavventure e le perdite, l’aver osservato così senza filtri la Natura e lo stato delle cose per così tanti secoli, mi avevano instillato un profondo senso di diffidenza e insoddisfazione che non volevo più reprimere o rinnegare in alcun modo. Continue reading “VI”
Hendrick’s Lunar, special edition
L’Hendrick’s Lunar è forse il migliore sino ad ora della tutta eccellente serie di edizioni speciali della prestigiosa marca scozzese.
IV
Avevo appena finito di rileggere il libro del Circuito Quindici-Novantaquattro; tornai al tavolo dove avevo lasciato i miei appunti e le suddette carte, e ripresi a lavorare. Continue reading “IV”
Sullo “Strano Libro” del Circuito Quindici-Novantaquattro della Biblioteca di Babele di Borges
Come tutti, suppongo, ho avuto il mio primo contatto con l’infinito cercando di contare fino alla fine dei numeri. Ovviamente, si arriva subito alla vertiginosa conclusione che tale fine non esiste; da bambini ci si spaventa un po’, ma ci si rassegna pure piuttosto in fretta.
Con certa propensione alla complicazione e specie all’ostinazione, però, non ho mai del tutto rinunciato all’idea che un numero finale e definitivo possa esistere. Ammesso che ci si metta d’accordo in primo luogo su cosa significhi “esistere”. Continue reading “Sullo “Strano Libro” del Circuito Quindici-Novantaquattro della Biblioteca di Babele di Borges “
III
Quel drago della battaglia aveva bevuto già molto idromele dei corvi, in innumerevoli fragori di lancia, quando ne afferrai l’elsa con la sinistra e finsi di essere un guerriero per circa un sei secondi; quali i motivi per versare tanto dorato mare delle ferite, ammassare lacrime di Freya che splendenti come maledizione del bosco avvelenano le pietre dell’umano valore? Continue reading “III”
II
Se dovessi fuggire da qualunque posto, fuggirei travestito da immondizia. È prodotta ovunque e chi non riuscirebbe a confondersi bene col pattume? Specie dopo una certa età. A me va proprio a genio, lo dirò. Quel tale però, il macellaio cannibale lo prese. Erano pure altri tempi e ci stava la carestia.
A proposito! Dopo il Tamigi, mi stavo completamente scordando dell’Africa nera. Dunque, quando la mia avventura era voluta iniziare non ricordavo più nessuna lingua in particolare, probabilmente il mio linguaggio suonava agli autoctoni di ogni dove come il rumore bianco della tv, e non solo a loro. Come il Nimrod del Pozzo dei Giganti, ormai non parlavo che un idioma comprensibile solo a me stesso e del pari non capivo nessuno. Come era? “Raphèl mai amècche zabì almi” più o meno così ero stato tagliato fuori dal mondo. È tipico, non è da farne un dramma. Continue reading “II”
I
Anche così da vicino, specie così da vicino, il pallore quasi cadaverico di quella stella metteva proprio una tristezza infinita. Mi sentii subito esausto, non si riusciva a pensare ad altro che a quanto sarebbe dovuto essere patetico un pianeta che avesse avuto la disgrazia di doverle ruotare attorno. Quella sua aura offuscata di sfortuna fino al grigiastro metteva a disagio e provocava uno sgradevolissimo senso di schifo. Probabilmente il suo scialbo cielo sarebbe stato nebuloso, lattiginoso, perennemente appannato e in grado di generare solo vermi, spossati e flaccidi. Continue reading “I”