Nel pregiudizio della poesia cortese l’amore è irresistibilità: “amor ch’a nullo amato amar perdona”, ma nel Purgatorio (Purg. XXII) Dante corregge esplicitamente il tiro sulla questione: “amore, acceso di virtù sempre altro accese, pur che la fiamma sua paresse fore”.
L’amore è tale quando è innescato da virtù ed ordinato al bene, e non quando è forza incontrollabile che tiranneggia l’essere umano.